| 
		   
		Un antico villaggio
 La leggenda
 
 Oltre la leggenda
 
 I primi documenti
 
 Testimonianze
 
 L'Incoronazione
 
 La facciata
 
 Il furto della corona
 
 Il restauro
 | 
		Santuario della Madonna della Carità
		Le notizie sono tratte dal libro "Il Santuario della Madonna della 
		Carità" di Pasquale Moschiano 
		Il furto della corona:La corona della Madonna, offerta dai moschianesi nell'anno 1886, era 
		custodita nel santuario, in un armadietto murale della stanza del 
		parroco. Soltanto nelle occasioni festive ne veniva prelevata per essere 
		messa sul capo della Madonna. L'aureo diadema fu così conservato per 
		quarant'anni. Ma in un mattino dell'anno 1927 i due vecchi eremiti 
		Filomeno e Patricello notarono che gli sportelli dell'armadietto erano 
		spalancati; la serratura era stata forzata e la corona era sparita 
		insieme ad altri ori. Ne fu subito informato il parroco don Scipione 
		Pacia che insieme a molti moschianesi, indignati per l'accaduto, 
		salirono subito al santuario.
 Seguì il sopraluogo dei Carabinieri; furono fatte indagini, fu anche 
		avanzato qualche sospetto, ma la corona non tornò più alla Carità.
 Ne per questo si avvilirono i nostri concittadini che animati sempre 
		dall'antica fede alla Madonna vollero ridonare un'altra corona.
 La commissione dei festeggiamenti di quell'anno si mise subito al 
		lavoro.
 Organizzò una sottoscrizione, chiese oro alle donne del paese. Molte 
		offrirono collane, anelli, bracciali e persino la propria fede.
 Raccolta la necessaria quantità del prezioso metallo fu portato a Napoli 
		e fuso presso la bottega d'un orafo nel quartiere dei Vergini. La 
		Madonna aveva avuto una nuova corona.
 Qualche anno dopo, nel giugno del 1929 si volle festeggiare solennemente 
		la rincoronazione.
 Tutto il paese fu illuminato con fiammelle di acetilene; furono invitati 
		due rinomati concerti bandistici, quello di Montemiletto e l'altro del 
		presidio di Napoli. Dopo solennissime funzioni religiose svolte in 
		paese, la Madonna della Carità veniva rincoronata nel suo Santuario.
 Intanto nel 1928, nel pomeriggio del 15 aprile, una altra sciagura 
		colpiva il santuario: l'incendio della statua.
 Per una fatale imprudenza l'altare divampò di fiamme.
 Una donna aveva acceso un cero votivo che aveva collocato in prossimità 
		del manto della Madonna. Ben presto il fuoco divorò il manto e un 
		pannello di raso che decorava la nicchia. Il volto della statua uscì 
		dall'incendio completamente deturpato.
 Ma quando più gravi incalzavano le sciagure, più accresceva la tenacia 
		dei Moschianesi in gara col destino avverso. Anche questa volta furono 
		molto prodighi di offerte. Riportiamo lo stralcio di un articolo 
		dell'epoca, pubblicato da Pasquale Moschiano ufficiale postale del 
		paese, nel quotidiano « Roma » del 3 Ottobre 1928.
 « Davanti ad una tale devastazione non poteva... rimanere indifferente 
		il nostro popolo ed insieme ad una nota di profondo dolore, un 
		desiderio, un voto, risuonò nel cuore di tutti.
 Un comitato di pubblici funzionari si diede immediatamente all'opera 
		diramando un appello ai cittadini di Moschiano e più particolarmente a 
		quelli residenti in America e numerose, cospicue affluirono le offerte 
		». Furono, infatti, offerti 52 dollari dal solo signor Francesco 
		Manfredi che inviava anche una somma di L. 10.000 raccolta tra i 
		compaesani residenti nella città di Providence.
 Un nuovo progetto veniva programmato: il restauro della statua e la 
		costruzione di un artistico trono per la Madonna.
 |